MOTIVAZIONE
La sessione introduttiva dà una panoramica del programma e introduce gli elementi principali che lo definiscono (obiettivi, partecipanti, teorie di training, agenda, ecc.). Essa pianta i semi spirituali dell'intero programma dall'inizio: una maniera divertente e aperta di capire come creare un ambiente più inclusivo. Questa sessione introduce anche uno dei principali strumenti di apprendimento: il learning diary.
OBIETTIVI
- Conoscere gli obiettivi e la tabella di marcia del training;
- Capire i principi, che guideranno il lavoro.
REQUISITI
Materiali:
- Una copia del learning diary per ogni participante;
- Una copia dell’agenda giornaliera, per ogni partecipante.
- Tempo: 30 – 45 min., a seconda della grandezza del gruppo.
DESCRIZIONE
- Iniziare il training presentando i facilitatori. Permettere ai partecipanti di dire qualche parola su se stessi. Un'idea per un gioco dei nomi è la seguente:
- Chiedere ai partecipanti di presentarsi rispondendo alle seguenti domande (potrebbe essere d'aiuto scriverle su una flipchart):
- Nome (o come vorrebbero essere chiamati);
- Tre parole, che indichino qualcosa di essenziale riguardo la loro vita in quel particolare momento. Per esempio, una persona potrebbe scrivere "Romania" (da cui proviene), o "youth work" (il suo attuale lavoro);
- Una qualità costante che essi portano in ogni gruppo a cui appartengono;
- Il facilitatore presenterà dunque il traguardo del training: imparare come l'attrito culturale tra le popolazioni locali e migranti si manifesta e come impedire che questo venga perpetuato nella società;
- Enfatizzare il fatto che l'obiettivo del training non è convincere i partecipanti a pensare i una maniera specifica. I facilitatori non intendono dire loro cosa è bene e cosa male, ma piuttosto aiutarli ad esplorare i problemi riguardo il genere;
- Poi, il facilitatore introdurrà i temi proposti e l'agenda.
- Le teorie del programma (punti di partenza) saranno dunque presentati:
- "Volontario" - il programma conta sul fatto che i partecipanti siano presenti su base volontaria, in quanto sono veramente interessati a imparare di più sull'argomento;
- "Interattivo" - il training è progettato per essere interattivo e ci si aspetta dunque che i partecipanti contribuiscano con onestà alle discussioni;
- "Apprendimento reciproco" - siamo qui per imparare ognuno dall'altro e l'esperienza di ogni individuo è importante. Il trainer non è l'unica fonte di informazioni, ma semplicemente una persona che facilita lo scambio di conoscenza e lo sviluppo di abilità e attitudini attraverso diverse esperienze;
- "Nei panni degli altri" - siamo disposti e proviamo attivamente a metterci nei "panni degli altri", al fine di saperne di più riguardo le realtà che circondano i diversi ambienti culturali;
- "Uscire dalla zona di confort" - i partecipanti sono pronti e disposti a lasciare la loro zona di confort mentre partecipano alle varie esperienze offerte dal training;
- "Divertente" - le esperienze proposte dovrebbero aiutarci ad apprezzare il processo di apprendimento, dunque ci si aspetta che i partecipanti siano rilassati e che siano se stessi durante il programma;
- "Mai abbastanza tempo" - ci saranno occasioni in cui le discussioni sembreranno troppo brevi e in cui molti partecipanti vorranno aggiungere qualcosa, e sebbene siamo flessibili, ci saranno volte in cui dovremo fermarci prima che tutti si possano esprimere;
- "Nessuna risposta sbagliata" - lo scopo del training non è trovare la risposta giunta, ma piuttosto iniziare un processo di riflessione riguardo al tema.
- Durante il training, alla fine della giornata o alla fine di specifiche attività, i partecipanti avranno alcuni minuti per scrivere nel learning diary quello che hanno imparato dalle recenti esperienze, cosa hanno scoperto riguardo la cultura dei rifugiati e dei locali, quali atteggiamenti sono cambiati e quali "momenti rivelatori" hanno avuto.